giovedì 13 dicembre 2012







Premessa  
Questo testo, proposto da Rete Diritti di Cittadinanza FVG, Ordine regionale Assistenti Sociali FVG e da
esponenti  sindacali  regionali,  è  stato  condiviso  dall’assemblea  sul  welfare  regionale  svoltasi  il
22/06/2012  presso  il  Centro  di  Accoglienza  E.  Balducci  di  Zugliano  (UD).  Vi  chiediamo  di
sottoscriverlo,  inviarlo  ai  vostri  contatti  in  rete  facendolo  conoscere  a  quante/i    possano  essere
interessate/i.  È  anche  possibile  mandare  osservazioni,  riflessioni  all’indirizzo  mail  della  ReteDirittiFVG
retedirittifvg@gmail.com o del Balducci segreteria@centrobalducci.org.
Vorremmo  che  divenisse  base  di  un  confronto  importante  con  Enti  Locali  e    Regione,  forze
politiche e sindacali e che su di esso si esprimessero in maniera chiara e precisa candidate/i
alle  prossime  elezioni  regionali,  indicando  i  punti di  condivisione,  come  reperire  le  risorse,
con impegno  pubblico.

 UNA CARTA DI PRINCIPI E PUNTI UNIVERSALI
PER UN WELFARE regionale ACCOGLIENTE 
Una  proposta  nuova  e    alternativa  è  possibile  assumendo,  anche  con  modalità  diverse  da  quelle
passate, come punto di riferimento la risposta a importanti bisogni sociali partendo dalle fasce più
deboli,  meno  garantite.  In  questo  senso  per  ciascuno  dei  principali  settori  sociali  occorrerebbe
elaborare proposte concrete basate  sugli assunti precedenti che “dimostrino” come un Welfare per
tutte e tutti in Regione sia possibile, un Welfare dove anche alle persone sia riconosciuto un ruolo
attivo, non di utenza passiva, affinché tale nuovo sistema di protezione sociale sia anche, veramente,
di tutte/i.
Sarebbe importante se a livello di proposta, nei Piani di zona e nelle iniziative del volontariato, delle
associazioni, delle cooperative, nell’attività dei sindacati si proponesse dei chiari punti irrinunciabili,
universali  su  cui  ricostruire  un  vero  sistema  di  welfare,  di  protezione  sociale  che  superi  le logiche
monetaristiche,  individualistiche  o  peggio  quelle  dell’abbandono  dell’intervento  pubblico  limitando
l’azione a interventi spot di tipo “caritatevole”.

 CHE COSA FARE
1.  Cancellare  ogni  norma  o  regolamento  che  ponga  discriminazioni  anticostituzionali 
all’accesso al welfare, prevedendo da parte della Regione FVG in ogni settore (scuola, casa,
sanità, sociale…) un intervento minimo universale come diritto di tutte/i;
2.  Ricollocare  al  centro  del  sistema  di  welfare  la  persona  e  il  suo  benessere, non  la
produzione di servizi o il rispetto di parametri macroeconomici (per quanto importanti). Occorre
dare valore  e  dignità  ad  ogni  condizione,  età,  situazione  di  vita,  riconoscendo  alle
singole persone nel loro diverso stato (anche di vulnerabilità e/o di cronicità) pari valore e
partecipazione. La crisi non può diventare giustificazione di un rovesciamento dei principi e
non può giustificare l’aumento di disuguaglianze sociali fondamentali come avviene nella nostra
realtà territoriale.
3.  Governare la crisi attraverso una “Vision” sulle politiche di welfare significa lavorare
non per un  welfare  “leggero”/  ”semplificato” o  solo  per  i  “bisognosi”,  ma    per  lo
sviluppo di politiche sociali integrate, capaci di fronteggiare nuovi rischi sociali e non
di chiudersi a target minimi di popolazione. Significa interrogarsi su cosa non si deve fare
(né oggi né domani) e su cosa si può fare a partire da oggi, perché alcuni interventi necessitano
di tempi lunghi e proprio per questo devono essere avviati sin da subito.
4.  Concertare  finalmente  la  definizione  di  un  Piano  Sociale  regionale  e  dei  livelli 
essenziali  di  servizi  e  interventi,  integrato  con  quello  Sanitario,  attraverso  la  
partecipazione  attiva  delle  comunità  (cittadine/i,  operatrici/ori,  amministrazioni 
locali). Coinvolgere cittadine/i destinatari dei servizi e operatrici/tori è l’unica via in grado di
generare più efficienza e più qualità, anche in epoca di ristrettezze.
5.  Rilanciare i principi della domiciliarità e della prevenzione, che devono essere priorità 
anche della spesa sociale e sanitaria, spostando quindi l’attenzione dalla politica dei “muri”,
delle strutture o dei contenitori verso quella dei servizi più vicini a cittadine/i.



6.  Ridefinire  i  contenuti  della  spesa  sociale,  prevedendo  un fondo  sociale  unico,  che  inglobi
anche  le  diverse  attuali  finalizzazioni  e  che garantisca  le  priorità  a  livello  regionale  su
interventi  e  servizi,  lasciando  alla  gestione  associata  dei  territori  la  valutazione  e  la
responsabilità di agire su esigenze specifiche delle comunità d’appartenenza.
7.  Ridefinire  le  misure  per  il  sostegno  al  reddito  di  Cittadinanza, con  garanzie  sociali 
universali  minime  garantite  in  tutto  il  territorio regionale,  per  assicurare  condizioni  di  vita
dignitosa e prevenire e contrastare fenomeni di povertà, di esclusione sociale e sempre più
spesso di vulnerabilità.
8.  Riconoscere l’importanza di investire nella formazione e nella giusta  valorizzazione delle 
professioni  legate  al  lavoro  di  cura, in  quanto  attualmente  il  lavoro  di  cura  rischia  di 
risultare o “poco attrattivo” (anche per le/i giovani: trattamento economico basso, rischio di
bassa qualificazione degli operatori in settori strategici per l’assistenza alle persone fragili …) o
delegato all’interno delle “mura” domestiche e quindi appannaggio delle famiglie.
9.  Porre  attenzione  a  tagli  lineari  e  riforme  poco  chiare  e  dagli  esiti  incerti. La  crisi 
economico-finanziaria  sta  imponendo  una  revisione  del  sistema  del  welfare,  che  rischia  di
andare oltre il pur necessario contenimento delle inefficienze e il contributo al risanamento della
finanza  pubblica.  È  più  semplice  tagliare  intere  aree  d’intervento  o  rinviare  a  complesse
organizzazioni di servizi, che intervenire puntualmente sulle piccole e grandi inefficienze che si
celano all’interno di un sistema le cui fondamenta vanno riconosciute e preservate.
10.  Porre attenzione alle monetizzazioni inutili e a interventi spot o “caritatevoli” rivolti 
solo a ridotte fasce sociali, inefficaci per situazioni di disagio sociale, difficoltà psichica,
tossicodipendenza,  disabilità,  che  non  modificano  sostanzialmente  i  problemi  e  vanno  a
discapito di interventi più strutturati e di sostegno sostanziale alle famiglie.
11.  Evitare le “deleghe” a famiglie e associazioni di volontariato nella gestione di servizi, 
camuffate dal principio di sussidiarietà. Si affidano nuove responsabilità e nuovi compiti di
cura ai cittadini/e, ma si incide allo stesso tempo con molteplici provvedimenti sulle loro risorse
economiche e di cura, producendo nuove povertà a lungo termine.
12.  Rilanciare il ruolo e le funzioni del servizio pubblico, in una logica di dialogo con un III 
settore e volontariato ricco e propositivo.  
13.  Porre attenzione al “fascino” delle privatizzazioni ("privato è  meglio"), che di fatto ha 
portato a nuova precarietà e provvisorietà e al dissolvimento della Rete di servizi a sostegno
della cittadinanza.
14.  Ridurre le diseguaglianze (economiche e sociali) promuovendo lo sviluppo inclusivo, 
sostenibile  e  intelligente, il  che  significa  con-vivere  in  reti  sociali  che  evolvono 
attraverso  le  differenze. Non  esiste l’inclusione  totale  capace  di  eliminare  le  differenze,
l’inclusione è un processo di aperture e sensibilità continue verso le differenze, in una logica di
transizioni co-evolutive individuali, interpersonali e sociali proprie delle con-vivenze.
15.  Passaggio della tutela della salute delle persone detenute e dei migranti costretti nel 
Cie  alle  Aziende  sanitarie  di  riferimento,  rispettando  il  principio  dell'universalità  del 
trattamento.  Istituzione  della  figura  del  Garante  regionale  delle  persone  private  della
libertà  personale  detenute  nei  medesimi  luoghi,  non  solo  quale  presidio  delle  condizioni
detentive, ma soprattutto per stimolare la promozione di percorsi di reinserimento sociale
coinvolgendo le amministrazioni pubbliche, anche con lo svolgimento di lavori di pubblica utilità
in favore delle comunità locali.

Vi  chiediamo  di  inviarlo  a  quante/i  possono  essere interessate/i  e  di  mandare  la  vostra  adesione 
(possibile anche un breve commento) cliccando al link: 
http://www.centrobalducci.org/easyne2/CMP.aspx?ID=3689&CODE=BALD  

Nessun commento:

Posta un commento